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Ricerca di persone disperse: come lavorano insieme cani e squadre a terra


come lavorano insieme cani

Dal testimone d’odore al rastrellamento: analisi operativa e metodo di intervento

Quando una persona risulta dispersa, ogni istante diventa prezioso.Dietro a una ricerca efficace non c’è improvvisazione, ma organizzazione, metodo e cooperazione tra più componenti del sistema di Protezione Civile. Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco, Prefettura, unità cinofile e volontari devono muoversi come un unico organismo, ciascuno con ruoli ben definiti e nel pieno rispetto delle procedure. La ricerca di una persona dispersa è, a tutti gli effetti, un’emergenza complessa, in cui la precisione e il coordinamento possono fare la differenza tra successo e fallimento.


Il punto di partenza: il testimone d’odore

Il testimone d’odore è il primo, fondamentale anello della catena operativa. Si tratta di un oggetto o indumento appartenente alla persona dispersa, sul quale rimane impresso il suo odore individuale. È il riferimento che permette al cane da ricerca di “riconoscere” la traccia olfattiva e seguirla. Gli oggetti più utili sono quelli ad uso esclusivo e non condivisi con altri: un cuscino, una maglietta, un indumento intimo, il volante dell’auto o l’interno di un guanto.Per la validità del testimone d’odore valgono alcune regole essenziali:

  • l’oggetto deve essere raccolto con guanti puliti e inserito in un contenitore sigillato, evitando contaminazioni;

  • la zona di prelievo deve essere isolata: niente passaggi inutili, curiosi o volontari non addestrati;

  • non si devono spostare auto o oggetti personali fino all’arrivo dei cinofili;

  • ogni attività deve essere documentata, indicando ora, luogo e nome di chi ha effettuato la raccolta.

Contaminare una scena, anche solo spostando un veicolo o un capo d’abbigliamento, significa compromettere irrimediabilmente la possibilità di fornire al cane un riferimento olfattivo affidabile.


l ruolo delle unità cinofile come lavorano insieme cani

Le unità cinofile da ricerca e soccorso sono tra le prime ad entrare in azione.Guidate da un conduttore addestrato, i cani operano seguendo due modalità principali:

  • Ricerca molecolare o su pista: il cane segue la traccia olfattiva specifica del disperso, grazie al testimone d’odore;

  • Ricerca in superficie: il cane lavora a “cono d’odore”, intercettando molecole disperse nell’aria, senza bisogno di un riferimento olfattivo preciso.

Il conduttore, durante l’attività, osserva attentamente il comportamento del cane: postura, andatura, direzione e segnali corporei forniscono indicazioni preziose sulla presenza o meno di una traccia.È un lavoro di grande concentrazione, silenzioso e tecnico: l’ambiente deve rimanere tranquillo, privo di rumori inutili e movimenti disordinati.

Anche nelle esercitazioni, dove spesso il terreno è già calpestato o “inquinato”, l’obiettivo resta quello di valutare le capacità operative e la sinergia tra cani, conduttori e squadre di supporto.


Le squadre a terra: rastrellamento e ricerca visiva

Le squadre a terra rappresentano la colonna portante delle operazioni.Entrano in azione subito dopo i cinofili, mantenendo una distanza di sicurezza di circa 50 metri per evitare di disturbare il lavoro del cane. Il loro compito è quello di controllare la zona già esplorata, raccogliere indizi e coprire sistematicamente il terreno.

La ricerca avviene in modalità a pettine, cioè in linea, con una distanza consigliata di 3 metri tra un volontario e l’altro (meno se il numero di operatori lo consente).Ogni componente deve muoversi in modo ordinato e concentrato, osservando a terra e comunicando immediatamente qualsiasi segnale o oggetto anomalo.

Le regole fondamentali:

  • mantenere la linea di ricerca senza sorpassare o arretrare;

  • non isolarsi mai dal gruppo;

  • segnalare via radio qualsiasi ritrovamento o anomalia;

  • lasciare segni di riferimento per evitare aree già battute;

  • coordinarsi costantemente con il responsabile di squadra.

Il rastrellamento è un’attività che richiede disciplina e spirito di squadra, ma anche attenzione al dettaglio: a volte basta un piccolo oggetto – un documento, una traccia di fango, un segno di trascinamento – per cambiare completamente la direzione delle ricerche.


Coordinamento, ruoli e comunicazioni

Ogni ricerca deve avere una struttura di comando chiara:

  • Il Coordinatore delle ricerche (COR) – di norma il Comandante della Stazione dei Carabinieri – dirige le operazioni nella prima fase e nelle aree antropizzate.

  • Quando la ricerca si sposta in ambiente naturale, la direzione passa ai Vigili del Fuoco, che istituiscono il Posto di Comando Avanzato (PCA).

  • Le Sale Operative – locali, regionali e nazionali – assicurano il raccordo con la Prefettura, la gestione delle risorse e la tracciabilità delle comunicazioni.

Le radio rappresentano il principale strumento di collegamento.Prima dell’attività operativa è necessario definire i canali dedicati, le parole chiave e le modalità di comunicazione.

Il linguaggio radio deve essere:

  • breve e chiaro;

  • privo di termini ambigui o sovrapposizioni di voce;

  • regolato da turni di parola, sempre sotto la supervisione del caposquadra o del coordinatore radio.

La gestione delle comunicazioni è parte integrante del sistema di sicurezza: serve non solo per trasmettere informazioni operative, ma anche per monitorare la posizione e il benessere dei volontari sul campo.


Il briefing: la fase che decide tutto

Ogni operazione inizia prima di uscire. Il briefing operativo è il momento in cui si definiscono ruoli, obiettivi e regole di comportamento.È qui che si costruisce l’efficacia dell’intervento.

Un briefing ben condotto deve sempre prevedere:

  • la presentazione dell’area di ricerca (mappe, punti di accesso, rischi presenti);

  • la ripartizione delle squadre con nominativi e ruoli;

  • l’assegnazione delle frequenze radio e codici di chiamata;

  • l’indicazione dei DPI obbligatori;

  • le regole di sicurezza (meteo, visibilità, orografia, fauna);

  • i tempi di lavoro e di rotazione;

  • il punto e l’orario di rientro/debriefing.

Solo dopo il briefing si passa alla fase di attivazione formale e al trasferimento verso l’area di ricerca.


Debriefing e chiusura in positività

Ogni ricerca, reale o simulata, deve concludersi con un debriefing strutturato. È un momento di analisi, confronto e crescita collettiva. Si valutano:

  • i tempi di attivazione;

  • l’efficacia del coordinamento;

  • l’uso corretto dei canali radio;

  • le eventuali criticità emerse;

  • il comportamento delle unità cinofile e delle squadre a terra.

Per le unità cinofile è importante chiudere in positività: il cane deve terminare l’attività con un rinforzo positivo, così da consolidare la sua motivazione e associare la ricerca a un esito gratificante.Lo stesso principio vale per le persone: un debriefing ben gestito crea fiducia, rafforza la coesione e migliora la prontezza in future emergenze.


La cultura della collaborazione

In una ricerca di persona dispersa non esiste competizione, ma collaborazione. Ogni squadra, ogni organizzazione e ogni volontario rappresentano un tassello dello stesso sistema. L’obiettivo comune è uno solo: ritrovare la persona e riportarla in sicurezza.

La collaborazione tra enti e associazioni è un valore strategico, che va coltivato con fiducia reciproca, comunicazione costante e rispetto dei ruoli.Lavorare “insieme e non accanto” significa essere parte di un sistema efficiente, capace di reagire con rapidità e metodo in situazioni reali di emergenza.

@Di.Ma Giuseppe Muscatello MSCGPP77L13D976R

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