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Le tecniche di ricerca in superficie nelle operazioni di soccorso per persone disperse


tecniche di ricerca

Metodo, coordinamento e umanità sul campo

Ogni anno, in Italia, centinaia di persone vengono dichiarate scomparse: escursionisti, anziani, bambini, soggetti fragili o persone che, per disorientamento o incidente, si allontanano improvvisamente da luoghi sicuri.Dietro ogni chiamata d’allarme si attiva un sistema di ricerca strutturato, in cui la ricerca in superficie rappresenta la fase più impegnativa e al tempo stesso la più determinante. È il momento in cui le competenze, la tecnologia e l’organizzazione devono convergere in un’unica direzione: trovare la persona e riportarla in salvo con delle tecniche di ricerca.


Cos’è la ricerca in superficie

La ricerca in superficie è un’operazione sistematica di esplorazione condotta a piedi, su terreni naturali o rurali, da squadre composte da soccorritori, volontari formati e forze operative coordinate da una catena di comando. Si definisce “in superficie” perché riguarda ambienti accessibili dall’uomo senza necessità di mezzi tecnici complessi, come immersioni o speleologia, ma che presentano spesso difficoltà logistiche: vegetazione fitta, dislivelli, dirupi, zone umide o rurali. L’obiettivo non è soltanto localizzare la persona, ma anche raccogliere elementi di contesto (tracce, oggetti, indizi) che consentano di indirizzare la ricerca verso aree più mirate.


Il sistema di comando e controllo

Ogni operazione di ricerca è gestita attraverso un modello di comando strutturato.Dopo la segnalazione, la Prefettura attiva il Posto di Comando Avanzato (PCA), che diventa il centro decisionale operativo sul territorio.

Il PCA è supportato da:

  • una Sala Operativa Locale (SOL) che coordina le squadre sul campo;

  • una centrale cartografica che aggiorna costantemente le mappe digitali;

  • e un ufficiale di collegamento con le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco e i sanitari del 118.

Ogni informazione — posizione, orario, segnalazione — viene registrata e condivisa in tempo reale, garantendo un flusso informativo continuo e tracciabile.


L’analisi preliminare: l’Ultimo Punto Noto (UPN) e il comportamento della persona

La pianificazione della ricerca inizia sempre dall’UPN – Ultimo Punto Noto, ossia il luogo esatto e verificato in cui la persona scomparsa è stata vista per l’ultima volta o dove si hanno prove oggettive della sua presenza (testimonianza certa, immagini video, rinvenimento di oggetti, tracciamento GPS, ecc.).

L’UPN rappresenta il punto zero dell’intera operazione: da esso si sviluppa la strategia di ricerca, la delimitazione delle aree di priorità e la distribuzione delle squadre sul territorio.

A partire da questo punto, si procede con l’analisi del comportamento prevedibile della persona dispersa, una disciplina scientifica nota come Lost Person Behaviour, che combina dati statistici e psicologici per prevedere le possibili direzioni e modalità di spostamento della persona in base al suo profilo.

Ecco alcuni esempi pratici:

  • un anziano tende a seguire percorsi conosciuti o linee guida visive come strade, recinzioni o corsi d’acqua;

  • un bambino spesso si nasconde o rimane vicino a un punto familiare, spaventato o disorientato;

  • un escursionista esperto può cercare punti sopraelevati per orientarsi o ripari naturali in caso di maltempo;

  • una persona in stato confusionale o con disagio psichico può invece muoversi in linea retta, ignorando ostacoli e pericoli.

L’integrazione tra la posizione dell’UPN, la morfologia del terreno, le condizioni meteorologiche e il profilo comportamentale della persona consente di elaborare una prima ipotesi di area di probabilità e di stabilire le priorità operative per le squadre di ricerca.


La suddivisione del territorio

Una volta delimitata l’area, si procede alla suddivisione in settori e microzone, ciascuno affidato a una squadra di ricerca.Ogni settore è delimitato da punti geografici chiari (coordinate GPS, sentieri, corsi d’acqua, strade rurali) e rappresentato su una mappa aggiornata. Il criterio principale è la copertura completa del territorio:nessuna zona deve restare non esplorata e ogni movimento deve essere tracciato e verificabile.


Struttura e ruoli di una squadra di ricerca

Una squadra di ricerca in superficie è un organismo dinamico, disciplinato e altamente coordinato.È normalmente composta da:

  • Caposquadra: figura di riferimento sul campo. Gestisce la sicurezza, mantiene il contatto radio con il PCA e aggiorna la mappa di ricerca.

  • Operatori di ricerca: avanzano in linea mantenendo costante la distanza visiva tra loro, osservando terreno, vegetazione e aree di passaggio.

  • Addetto alla cartografia/GPS: registra i tracciati, segna waypoint e punti di interesse.

  • Addetto alle comunicazioni: cura il collegamento radio costante, annota orari, eventi e coordinate.

Tutti gli operatori devono avere DPI ad alta visibilità, radio, torcia frontale, fischietto, bussola, GPS e zainetto con acqua e kit di primo soccorso.


Le principali tecniche di ricerca in superficie

Ricerca a vista o “line search”

È la tecnica base di tutte le operazioni di superficie.Gli operatori si dispongono in linea orizzontale, mantenendo una distanza costante (5–10 metri) e procedono lentamente scandagliando il terreno con lo sguardo, passo dopo passo.Ogni elemento è responsabile della “sua fascia visiva” e segnala al caposquadra qualsiasi anomalia o ritrovamento.È una modalità metodica e silenziosa, che richiede concentrazione, disciplina e capacità di osservazione.


Ricerca a pettine

Utilizzata per aree ampie e relativamente pianeggianti, come radure o campagne.Le squadre procedono in file parallele, avanzando simultaneamente. Il coordinamento visivo è costante: si utilizzano punti di riferimento naturali o bandierine di segnalazione per mantenere l’allineamento.Ogni cambio di direzione o fine settore viene comunicato via radio.


Ricerca a griglia con tracciamento GPS

Tutte le squadre operative registrano i propri movimenti tramite dispositivi GPS.I tracciati vengono sovrapposti alla mappa generale per controllare eventuali zone non battute o sovrapposizioni. In contesti ampi e complessi, la verifica dei tracciati consente di documentare l’intera attività e ottimizzare il riposizionamento delle risorse.


La comunicazione: la linfa vitale dell’operazione

Ogni squadra è in contatto costante con la Sala Operativa o il PCA tramite canali radio dedicati.Le comunicazioni devono essere brevi, chiare e codificate:ogni messaggio inizia con l’identificativo della squadra, seguito dal tipo di segnalazione e dalle coordinate.

In caso di ritrovamento o avvistamento, il messaggio viene sempre verificato e confermato dal caposquadra prima di essere trasmesso, per evitare fraintendimenti. La gestione corretta delle comunicazioni radio è considerata una competenza fondamentale, al pari dell’orientamento e della cartografia.


La sicurezza degli operatori

La ricerca in superficie può avvenire in condizioni difficili: pioggia, buio, pendii scoscesi, vegetazione fitta.Per questo motivo, ogni operatore deve conoscere le procedure di sicurezza personale e di squadra.Le regole principali:

  • mai operare da soli;

  • mantenere sempre il contatto visivo o vocale con chi è accanto;

  • segnalare immediatamente in radio eventuali situazioni di rischio;

  • rispettare i tempi di rotazione e riposo per evitare affaticamento e perdita di lucidità.

La sicurezza del soccorritore è la condizione primaria per la sicurezza dell’intera missione.


La componente umana: silenzio, attenzione e rispetto

La ricerca in superficie è anche un’esperienza profondamente umana.Ogni passo nel bosco, ogni sguardo tra gli alberi, ogni segnale ascoltato nel silenzio ha un valore simbolico.Dietro ogni ricerca c’è una famiglia che attende, una comunità che spera, e una rete di persone che scelgono di dedicare tempo e competenze per dare risposte.

La professionalità tecnica va di pari passo con il rispetto del dolore e con la discrezione operativa. La capacità di mantenere concentrazione, calma e sensibilità è ciò che distingue un buon ricercatore da un semplice operatore.


Formazione e addestramento continuo

La ricerca in superficie non si improvvisa.Ogni componente delle squadre deve essere formato su:

  • tecniche di movimento e perlustrazione;

  • uso di cartografia e GPS;

  • comunicazione radio e procedure operative;

  • sicurezza individuale e gestione dello stress.

Solo l’addestramento continuo consente di trasformare un gruppo di volontari o operatori in una squadra efficiente e coordinata, capace di agire in silenzio, con metodo e lucidità.


Conclusione

La ricerca in superficie è il cuore pulsante delle operazioni di soccorso: richiede metodo, tecnica e, soprattutto, umanità.

Ogni metro di terreno battuto rappresenta un frammento di speranza.Dietro ogni movimento silenzioso nel bosco c’è un pensiero unico: trovare, aiutare, restituire una persona alla vita o alla memoria dei suoi cari.

È un’attività che unisce la razionalità dell’organizzazione alla profondità dell’emozione umana — una sintesi perfetta di ciò che, in ogni emergenza, significa davvero essere parte della Protezione Civile.

@Di.Ma Giuseppe Muscatello MSCGPP77L13D976R

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