Protezione Civile: dispositivi di protezione individuale, quali usare e quando
- Giuseppe Muscatello
- 25 feb 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 apr

Nel contesto operativo della Protezione Civile, la sicurezza degli operatori è prioritaria. Le attività svolte — spesso in condizioni critiche o emergenziali — richiedono l’uso mirato e consapevole dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Questi strumenti sono fondamentali per ridurre i rischi connessi a esposizioni chimiche, biologiche, meccaniche o ambientali.
Classificazione dei dispositivi di protezione individuale
I DPI si suddividono in tre categorie, secondo il Regolamento (UE) 2016/425:
Categoria I: protezione da rischi minimi (es. guanti da giardinaggio, occhiali leggeri).
Categoria II: protezione da rischi significativi ma non mortali (es. caschi da cantiere, guanti antitaglio).
Categoria III: protezione da rischi gravi o letali (es. autorespiratori, tute NBCR, imbracature anticaduta).
DPI più comuni in ambito Protezione Civile
A seconda del tipo di intervento, la dotazione di DPI cambia. Di seguito una panoramica dei principali dispositivi impiegati:
Casco protettivo: Utilizzato per proteggere da urti, cadute di oggetti o agenti atmosferici. Deve essere conforme alla norma EN 397. Nei contesti forestali o montani si impiegano caschi con protezione per nuca e visiera.
Guanti da lavoro: Esistono diversi tipi: resistenti a taglio, calore, agenti chimici o contaminazioni biologiche. La scelta va fatta in base alla norma EN 388 (protezione meccanica) o EN 374 (protezione chimica).
Occhiali o visiere: Obbligatori in presenza di polveri, liquidi corrosivi o rischio di proiezione di particelle. Devono rispettare la norma EN 166.
Mascherine e respiratori: In ambienti con polveri sottili, fumi o agenti patogeni si usano FFP2 o FFP3 (norma EN 149). Nei casi di contaminazione NBCR è necessario l’uso di maschere con filtro combinato o autorespiratori (norma EN 136 o EN 137).
Tute di protezione: In scenari contaminati si impiegano tute integrali a tenuta (tipo 3, 4, 5 o 6 secondo la norma EN 14605 o EN ISO 13982). Le tute NBCR devono essere certificate per la protezione contro agenti nucleari, biologici e chimici.
Scarpe antinfortunistiche: Devono garantire protezione da urti, perforazioni, scivolamenti. Devono essere certificate EN ISO 20345. In presenza di acqua o fango si usano modelli impermeabili o stivali in gomma.
Imbracature e sistemi anticaduta: Utilizzati in operazioni in altezza, su tetti, macerie o scarpate. Devono rispettare le norme EN 361 (imbracature), EN 354 (cordini) e EN 355 (assorbitori di energia).
Formazione e corretta vestizione
L’efficacia dei DPI dipende non solo dalla loro qualità, ma anche dal corretto utilizzo. Per questo, la Protezione Civile prevede percorsi formativi specifici per ogni tipologia di rischio. Ogni operatore deve essere in grado di indossare correttamente i DPI, verificarne l’integrità e sapere quando sostituirli.
Conslusioni
L’uso adeguato dei DPI nella Protezione Civile non è solo un obbligo normativo, ma un requisito essenziale per garantire l’incolumità degli operatori. Ogni intervento comporta rischi specifici: la scelta dei dispositivi deve quindi essere coerente con la valutazione dei pericoli presenti. Solo un approccio tecnico, consapevole e aggiornato consente di intervenire in sicurezza ed efficacia.







